Dopo italiano e matematica, il giardino zen

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I bambini della scuola elementare di Ponte dell’Olio, un placido paese adagiato sulle colline del piacentino, tra le materie didattiche che affrontano la mattina in classe, ne hanno una affatto particolare. La loro intraprendente e creativa maestra, Marta Gazzola, ha scoperto che il giardino zen fa bene al cuore e alla mente, anche sotto i dieci anni, e l’ha incluso fra le attività scolastiche.

Come ti è venuta, Marta, questa idea?
Come spesso mi accade, quando trovo qualcosa che mi appassiona o incuriosisce personalmente, cerco di condividerlo con gli alunni in classe.
Durante l’ultimo viaggio che ho compiuto, ho conosciuto un artigiano che andava “a caccia di pietre” e le lavorava nel suo laboratorio; un’ossidiana in particolare ha attirato la mia attenzione e ho deciso di acquistarla. Arrivata a casa, però, era come se la pietra avesse perso con il contesto anche parte del suo carattere. Ho cercato quindi di ricostruire un piccolo ambiente in una cassetta in cui lasciare giacere in quiete la pietra. Da lì è nata la ricerca sui giardini Zen e un compromesso che so essere molto personale di quell’arte.
In classe ho cercato di proporre un’attività che avesse un forte legame con il territorio in cui agisco: Ponte dell’Olio. Dopo aver proposto ai bambini nuove interpretazioni del “sasso” mostrando alcuni esperimenti di Munari, ho portato in classe alcuni sassi del torrente Nure. I bambini li hanno osservati a lungo e hanno cercato di interpretarne il volere: quale posizione preferisce assumere il sasso, in che modo può raggiungere il suo equilibrio e la sua massima espressività. Successivamente ciascun bambino ha portato il coperchio di una scatola da scarpe e l’abbiamo riempito di sabbia: ora potevamo finalmente collocare i sassi all’interno e deciderne la posizione in relazione anche ad altri elementi se presenti. Si è passati poi al disegno sulla sabbia con piccoli rastrelli fatti di fiammiferi già bruciati, simulando così i flussi del fiume in continuo movimento e cambiamento che accarezzano le piccole montagne-sassi.



I bambini come hanno accolto l’idea?
(risposta in collaborazione con gli alunni)
Molto bene, erano entusiasti!
In principio credevano fosse una cosa difficile per loro, temevano di doversi concentrare troppo, ma dopo aver osservato le immagini di alcuni Giardini Zen si sono rasserenati, soprattutto perché alcuni di loro già li avevano visti pur non conoscendone l’anima.

Quali sono state le domande o le osservazioni che hanno fatto appena hanno capito di cosa si trattava?
Le domande iniziali, molto pragmatiche, riguardavano soprattutto lo scopo e l’utilità dell’attività e il modo in cui reperire il materiale (sassi e sabbia).
L’idea di avere un piccolo Giardino di Roccia personale li allettava, sembrava loro una bella idea anche per poter esprimere la loro personalità (parole dei bambini).

È stato difficile far capire a bambini così piccoli il principio di questo lavoro?
Assolutamente no. La grande sorpresa è stata proprio la semplicità con cui hanno metabolizzato, attraverso il fare, il principio. I bambini hanno accettato con naturalezza di fare e rifare e trasformare e ripensare (a differenza dell’adulto che probabilmente sarebbe tentato di cristallizzare nel tempo un disegno particolarmente interessante creato sulla sabbia o un soddisfacente equilibrio spaziale trovato fra i sassi).
Ho osservato una positiva disponibilità alla continua trasformazione.

In genere si applicano volentieri a questo tipo di attività, la vedono come un gioco inusuale o la considerano alla stregua di qualsiasi altra attività scolastica?
Sono sempre molto disponibili, accettano volentieri e dimostrano di avere molta fiducia in ciò che propongo. La cosa curiosa è stata che, pur presentando questa attività nell’ambito disciplinare di arte e immagine, ho pensato di utilizzarla come break durante l’arco della giornata scolastica per dedicare momenti al “relax-concentrazione altra” …e ha funzionato! I bambini hanno avuto a disposizione tempo libero per rilassarsi e giocare con il Giardino riponendolo poi ogni volta nello scaffale (si conta solo un piccolo disastro di sabbia sul pavimento, uno solo, incredibile!). Questo tipo di attività credo proprio che possa aiutare per gestire i flussi di concentrazione richiesti nell’arco dell’intera giornata.
In classe c’è chi l’ha considerato un gioco, chi un gioco serio, chi un’attività piacevole di arte immagine e chi una possibilità per scoprire una passione (parole dei bambini).

Per i bambini, in generale, è più importante il divertimento dell’ideazione e dell’allestimento oppure il risultato che ottengono?
Pensavo che mi avrebbero risposto il risultato che ottengono.
Risposta dei bambini: l’ideazione è più importante.

Hai notato qualche effetto significativo sui bambini, sul loro stato emotivo o sulle loro competenze di tipo estetico, geometrico ecc.?
Come già ho accennato, ho trovato utile questa attività per la gestione degli stati emotivi e i momenti di concentrazione. Questo tipo di lavoro può incrementare autonomia e responsabilità per la gestione di tempi e spazi, oltre che invitare ad un clima di classe positivo, sereno con bambini con maggiore autostima.
Osservarli nel silenzio mentre studiavano e osservavano i sassi cercando di capirne la volontà statica e rinunciando così a volte ai propri “capricci antigravitazionali” è stato molto interessante. Il progettare e riprogettare la disposizione nella scatola non è stato pressapochista o scontato, spendevano tempo e auto-valutavano le loro ideazioni senza alcuna pressione o intervento da parte mia: l’attività era autogestita.
Le conquiste più grandi che ho osservato: vedere togliere elementi giungendo a un equilibrio essenziale, vedere cancellare e ricominciare da capo un Giardino in continua trasformazione.
Molto interessante infine è stato giocare con la luce per valorizzare gli elementi, la loro posizione e i rilievi: ho interpretato anche questa scelta di direzione e distanza del soggetto illuminante come un autografo finale all’attività proposta.

(Il giardino zen è un progetto attuato presso l’Istituto Comprensivo della Val Nure dagli alunni di una classe quarta Primaria con Gazzola M.).