Your Name
Regia: Makoto Shinkai
Il poema visivo di due vite che si intrecciano
“Sono sempre alla ricerca di qualcosa…o di qualcuno”.
Makoto Shinkai è l’astro nascente dell’animazione giapponese. Ha conquistato l’attenzione del pubblico grazie a 5 centimetri al secondo, il suo primo grande successo, che ha definitivamente codificato lo stile del regista: colori mozzafiato, forti sentimenti, malinconia. Your Name è il suo ultimo lungometraggio animato, enorme successo di incassi al botteghino in tutta l’Asia, è riuscito a far parlare molto di sé anche negli USA e in Europa.
Your name è la storia di due ragazzi che non smettono mai di cercarsi. Il breve riassunto della trama riportato dalle fonti ufficiali è assolutamente fuorviante. Viene presentato come un film in cui un ragazzo, Taki, e una ragazza, Mizuha, si scambiano i corpi. Your name è molto di più: ai due ragazzi capita effettivamente di scambiarsi i corpi, ma questa è solo la premessa per raccontare altro.
Due concetti guidano la trama e lo svolgersi degli eventi: il nome e musubi.
Il nome nella cultura giapponese ha una valenza molto profonda. Esso rappresenta l’essenza di una persona, il suo Essere. Il significato del nome determina il destino stesso di un individuo: il nome è un incantesimo, un tesoro da custodire.
Per fare qualche esempio, ne La città incantata di Miyazaki, la strega Yubaba si impossessa del nome di Chihiro per farla lavorare per lei, mentre Haku ritrova se stesso proprio quando riesce a ricordare il suo vero nome. Oppure il grande pittore Hokusai ha cambiato nome diverse volte nel corso della sua vita, spesso in relazione all’evoluzione del suo stile, come a testimoniare la nascita di un pittore totalmente nuovo.
Non a caso, quindi, il nome è ciò che permette a Taki e Mizuha di avere memoria l’uno dell’altra, di potersi ricordare e quindi trovare.
Musubi è l’intreccio:
“Unire i fili insieme è musubi,
connettere le persone insieme è musubi,
lo scorrere del tempo è musubi”
Musubi sono i fili del tempo e del destino, che si intrecciano, si torcono, si sciolgono e tornano ad intrecciarsi. Anche ciò che sembra perduto può ritornare, magari in modo inaspettato.
La trama, infatti, ha la struttura circolare: la storia inizia nel presente e si risolve nel presente, mentre il racconto appare come un lungo flashback. Una particolarità curiosa è che i titoli di testa hanno la forma di una classica sigla di serie anime da televisione, scelta insolita per un lungometraggio.
Il susseguirsi degli eventi è incalzante: all’inizio la curiosità dello spettatore è attirata dal voler capire il mistero dietro i protagonisti, ma con il procedere della trama e l’intensificarsi dei momenti e delle situazioni, si rimane incollati allo schermo, cercando di immaginare “come andrà a finire”. Inoltre, lungo tutto il film sono presenti battute, piccoli elementi comici che alleggeriscono la trama senza scadere in un umorismo infantile.
Visivamente, il film si inserisce perfettamente nello stile delle precedenti opere di Shinkai: una pressoché infinita tavolozza di colori, ampie panoramiche e attenzione quasi maniacale al dettaglio, tanto da mostrare persino l’intreccio dei fili nei tatami.
Molto suggestive le panoramiche di Tokyo, quasi un inno alla città che sembra non riposare mai.
Your name è, a oggi, l’opera più matura di Shinkai, dove la trama riesce a reggere l’incredibile bellezza dell’animazione. La storia riesce ad armonizzare forti sentimenti, riferimenti culturali, elementi fantastici e umorismo, in un equilibrio che non era mai riuscito a ottenere prima.
Anna Noci