Silence
Regia: Martin Scorsese


Un film che oltre a intrattenere fa ragionare

Il film Silence, ultima opera di Martin Scorsese, è uscito da poco nelle sale italiane e si presenta al pubblico con la sua imponente durata di 161 minuti. Ma non temete, il film scorre piacevolmente e si offre, all’osservatore attento, per più livelli di lettura. Ispirato al romanzo Chinmoku di Shūsaku Endō, ci introduce progressivamente in una storia travagliata, quella dei cristiani in Giappone. Il film può essere visto come la trasposizione per immagini di un romanzo storico, un’avventurosa e tormentata ricerca perfettamente inserita in un esotico affresco, quello del Giappone del periodo Tokugawa. È in questo contesto, quello di un’isola straniera, che due padri gesuiti portoghesi, Padre Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield) e Padre Francisco Garupe (Adam Driver, il Kylo Ren del Risveglio della Forza), partiranno per una disperata impresa: quella di ritrovare il loro antico maestro Padre Cristóvão Ferreira (Liam Neeson), missionario colpito dalle feroci persecuzioni dello shogunato e tacciato di abiura. Inizia così un lungometraggio che ci porterà a scoprire da un lato una vicenda di storia religiosa poco conosciuta, quella dei kirishitan, i cristiani nascosti, che anche in assenza di clero esercitano segretamente la fede, e dall’altro l’esito non scontato della quête personale di un uomo, che sarà portato da cause esterne a percorrere il difficile percorso interiore della fede. Ai due gesuiti europei, pervasi dallo spirito cattolico della missione, si presenterà un Giappone duro, sigillato dietro una coltre linguistica inizialmente impenetrabile, composto di ruvidezze morfologiche che prendono la forma di mare in tempesta, di isole essiccate dalla salsedine, di grotte pietrose e colline isolate da un vegetazione troppo lussureggiante.
Silence parla anche di incontro di civiltà, e ne parla in modo schietto e non edulcorato: ogni incontro è anche uno scontro, soprattutto quando a cozzare sono due visioni del mondo talmente diverse da essere fra di loro quasi non commensurabili. Come potranno 1500 anni di teologia occidentale, di sinodi e concili, di controversie cristologiche incontrare la grande sapienza orientale? Come potrà il contadino, immutabilmente curvo nella risaia da secoli, comprendere le parole di un gesuita portoghese del Seicento, ultimo frutto di quel macchinario filosofico che è la Controriforma? Ecco allora fare la sua comparsa Deus-sama, e il Paradiso immanentizzarsi in terra, dopo aver ricevuto il sacramento del battesimo. Ma come detto non vi è solo scontro, non vi è solo incomunicabilità: la strada del sincretismo è ben nota a molte religioni e non è estranea ai cristiani segreti del Giappone, che oltre a dover preservare la propria incolumità celando anche il più banale simbolo della loro fede, dovevano anche interpretare i nuovi concetti cristiani con le categorie in loro possesso, prevalentemente buddiste.
Ma Silence, come già detto, è anche un film che parla di interiorità, ed è forse questo l’aspetto più interessante: seguire, mi si perdoni il gioco di parole, la via crucis di Padre Rodrigues alle prese con una persecuzione inarrestabile e con il continuo titillare dell’apostasia. Lo scherno di un corpo arso, per non poter essere tumulato secondo i dettami cristiani, è solo l’ultimo tassello di una vessazione crudele, orchestrata dal locale governatore, l’inquisitore Inoue Masashige (personaggio in cui forse la caratterizzazione è troppo stereotipata). Ma il XVII secolo non è il tempo mitico delle persecuzioni di Diocleziano, che sicuramente il gesuita portoghese aveva conosciuto attraverso i grandi cicli agiografici occidentali, e il μαρτύριον, la testimonianza, dei kirishitan è cosa vera, fatta di sangue e di dolore, che si dipana con inesorabile ineluttabilità sotto ai suoi occhi. Ecco che oltre il gesuita appare l’uomo, e come ben altri prima di lui si chiederà “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?”. E oltre tutto questo si staglierà costante l’ombra del maestro, l’ombra di Padre Ferreira, ma se essa sia minacciosa o rassicurante lo lascio scoprire a voi, se vorrete dar la possibilità a un ottimo film, in grado di far ragionare, oltre che di intrattenere.

Emilio Bardella